Il Tempio di Artemide a Efeso

Il Tempio di Artemide a Efeso

3 Aprile 2024 Off di Anna Maria Pierdomenico

La quarta delle meraviglie è il tempio di Artemide a Efeso (attuale Turchia), la cui storia è antichissima, ricca di colpi di scena ma, soprattutto, confusa.

Una storia tormentata

Iniziamo con quello che si sa più o meno per certo. L’area in cui sorge il tempio era abitata già dalla tarda età del bronzo e l’esistenza di un culto risale all’epoca della prima arte greca.

L’edificio religioso, dapprima piuttosto semplice, viene distrutto e ricostruito più volte, acquistando man mano complessità. Durante il regno di Creso sulla Lidia viene costruito il primo grande Tempio di Artemide. Siamo più o meno nel 560 a.c. e la struttura è costruita, secondo il solito Plinio il Vecchio, in 120 anni con il “denaro di tutta l’Asia”.
Forse il buon Plinio esagera, ma quello che è certo è che il tempio fosse davvero di un’imponenza mai vista prima. Il grave problema è che le descrizioni delle fonti storiche sono sempre piuttosto nebulose, tanto che non si capisce se siano riferite a questa prima versione del tempio o a quella successiva.
Sì, perché il tempio finanziato da Creso viene distrutto da un incendio nel 356 a.c.

Resti del tempio – https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=90242

Erostrato

Per Cicerone, che cita lo storico greco Timeo di Tauromenio, il tempio viene suggestivamente bruciato la notte stessa della nascita di Alessandro Magno, il 21 luglio.
Ma chi è il responsabile della distruzione del primo tempio?
Non siamo di fronte a un cold case; infatti, il colpevole è noto fin dall’antichità: Erostrato.
Costui è un pastore che – probabilmente a causa di una testa che non l’aiuta molto – si è fissato di voler rendere il suo nome immortale. Con un gesto a suo modo molto moderno, decide di consegnarsi all’immortalità compiendo il teatrale gesto.
Il suo piano in un certo senso riesce, tanto che siamo qui a parlarne dopo 2500 anni, ma non certo per merito dei suoi concittadini. Questi, piuttosto irritati, lo condannano a morte e stabiliscono che il suo nome venga dimenticato. Alla memoria, però, non si comanda e complici Claudio Eliano, Strabone e Solino sappiamo ancora oggi con chi prendercela.

Il rilievo di un rocchio di colonna – https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3649483

La ricostruzione

Nel 334 a.c. Alessandro Magno visita le rovine e si offre di finanziare la ricostruzione. Gli efesini, che non brillano per astuzia, rifiutano e poi iniziano a raccogliere donazioni per tirare su un nuovo tempio di Artemide. La ricostruzione termina nella prima metà del III secolo a.C e il nuovo edificio ricalca quasi del tutto quello distrutto.
Le modifiche sono diverse, ma l’aspetto e le dimensioni finali sono simili, 125,8 x 66,6 m sempre secondo il prezioso Plinio il Vecchio. Anche questa struttura, nonostante la protezione di Artemide, non ha una vita tranquilla; sopravvive a un incendio sotto Augusto, deve perfino subire le predicazioni del futuro San Paolo e finisce nuovamente distrutto nel 263 a causa dell’invasione dei Goti.

Ipotetica ricosruzione – https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19838982

Quel che rimane

Le rovine sono all’epoca ancora imponenti, ma a quel punto il tempio segue la trafila di molte antiche meraviglie. I marmi sono depredati per costruire chiese, poi nel 401 avviene la definitiva distruzione, pare a opera di cristiani per ordine del vescovo Giovanni Crisostomo.
Il riconoscimento della posizione del tempio si deve a John Turtle Wood, che lo scoprì alla fine del 1869 e vi scavò fino al 1874, ma le rovine ancora visibili sono ben poca cosa.
Nelle foto alcune ricostruzioni più o meno attendibili, le rovine oggi e il rilievo di un rocchio di colonna conservato presso il British Museum di Londra.
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