Le nozze rosse dei Baglioni

Le nozze rosse dei Baglioni

24 Aprile 2024 Off di Anna Maria Pierdomenico

All’alba del 15 luglio del 1500 viene consumata una delle più cruente congiure dl rinascimento, passata alla storie come “Le nozze rosse dei Baglioni”

Perugia, notte tra il 14 e il 15 luglio 1500

Era stato un luglio incredibilmente piovoso, ma le piogge torrenziali non avevano impedito i festeggiamenti che duravano ormai da dodici giorni. Astorre Baglioni, figlio del signore della città, aveva sposato Lavinia Colonna, unendo due delle più importanti famiglie patrizie italiane. Nessuno poteva immaginare che quel caleidoscopio di gioielli, abiti sontuosi, canti e danze sarebbe finito in un bagno di sangue.

Carlo Baglioni, detto il Bargiglia – o secondo altri “il rosicone” – aveva un’alta idea di sé, ma tutti sapevano che la sua caratteristica più spiccata era l’invidia. Il fatto che ai suoi parenti le cose andassero bene proprio non riusciva a digerirlo, nemmeno con palate di citrosodina, e quindi aveva deciso di agire, assicurandosi la complicità del giovane Grifonetto Baglioni, che si riteneva il vero capo della casata, e di Filippo di Braccio (un figlio illegittimo dei Baglioni) e di una pletora di scapestrati. Completava il quadro Girolamo Della Penna, l’unico con i mezzi economici necessari.

Acquedotto medievale della Fontana Maggiore – https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94886830

La trappola

La sera del 14 luglio i congiurati si recarono insieme ai Baglioni a San Luca, la chiesa dei Cavalieri del Santo Sepolcro, per ottenere l’indulgenza plenaria e poi cenare in amicizia. All’alba del giorno successivo erano sotto la residenza dei signori della città, Colle del Sole, pronti a sterminarli.

Per Astorre e Lavina, che cercò di salvare il marito facendogli scudo col suo corpo, non ci fu scampo. Al culmine della ferocia, Filippo di Braccio – dicono alcune cronache – strappò il cuore dal petto di Astorre. Anche gli altri membri della famiglia furono massacrati senza pietà, solo uno di loro riuscì a salvarsi con l’aiuto di un servo. I cadaveri furono gettai dalle finestre e trascinati per vie della città. Dopo l’attacco, i congiurati assaltarono altre dimore dei Baglioni, ma non riuscirono ad annientarli del tutto. Alcuni dei Signori di Perugia erano sopravvissuti ed erano pronti a tornare all’attacco.

La vendetta

Carlo e i suoi, forse ignari di come possono finire certe situazioni dal tempi dell’assassinio di Giulio Cesare e della più recente Congiura dei Pazzi o forse troppo di sicuri di loro, si presentarono al popolo come dei salvatori, ma i Perugini erano sconvolti e inorriditi dalla carneficina. Mentre i congiurati tentavano di convincere la folla a passare dalla loro parte, le truppe di Gian Paolo Baglioni arrivarono a Perugia e misero fine ad ogni velleità.

Il Bargiglia e Filippo riuscirono a fuggire, invece Grifonetto fu catturato da Gian Paolo, che, pieno di disprezzo, gli disse che al suo contrario non avrebbe macchiato le proprie mani del sangue di un congiunto. Grifonetto fu quindi trucidato e sua madre, disperata tanto per il tradimento che per la sua morte, commissionò ad un giovane pittore un’opera che ne potesse ornare la tomba. Il pittore era un giovanissimo Raffaello Sanzio.

 

Pala Baglioni – Deposizione Borghese (1507)
Raffaello Sanzio
Galleria Borghese, Roma

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