Il sesto re di Roma: Servio Tullio
Per Servio Tullio il buongiorno si vede dal mattino e, secondo la leggenda, era così speciale che, ancora nella culla, gli si accende in testa qualcosa di brillante: no, non un’idea, una fiammella.
L’ascesa al trono
Tanaquil, moglie di Tarquinio Prisco, capisce subito che Servio non è uno sprovveduto e gli fa sposare la figlia, poi, rimasta vedova, gli dà uno spintone e lo mette sul trono.
“Ragazzo, sei tu l’uomo del momento. E siediti composto!”
Così, senza troppe cerimonie, Servio diventa re. Inizialmente non ufficialmente, perché Roma non è pronta per un sovrano di umili origini, ma poi, grazie a carisma, riforme intelligenti e astuzia politica, conquista il trono sul serio.
La riforma serviana
Il suo capolavoro è la riforma serviana, che mette ordine tra i cittadini e definisce chi deve combattere, chi deve pagare e chi può godersi la vita. Divide i Romani in classi basate sulla ricchezza, creando il primo vero sistema politico ed economico della città.

Mura Serviane
Le Mura Serviane
Arriva poi la grande opera, le Mura Serviane, simbolo di difesa e potenza, iniziata sotto Tarquinio Prisco.
Nessuno è intoccabile. Servio fa sposare una figlia con Tarquinio, che, stufo di aspettare, lo elimina: convoca il Senato, lo accusa di usurpazione e lo spinge giù dalle scale della Curia. Servio si rialza solo per essere investito da un carro guidato da Tullia, sua figlia e moglie di Tarquinio. Il Vicus Sceleratus ricorda ancora questo tragico episodio.
Il trono passa quindi a Tarquinio, noto come “Il Superbo”, l’ultimo re di Roma.