Hatshepsut: la donna che sfidò il tempo e il potere degli dei

Hatshepsut: la donna che sfidò il tempo e il potere degli dei

8 Ottobre 2025 Off di Anna Maria Pierdomenico

Nella lunga storia dell’antico Egitto, tra faraoni divinizzati e gesta leggendarie, una donna si distinse per coraggio e ambizione: Hatshepsut. La sua figura si staglia contro il deserto del tempo come un’anomalia brillante, una regina che si proclamò faraone e osò indossare il Khat, la corona degli uomini, sfidando le rigide tradizioni del potere dinastico.

Dalla corte di Tebe al trono

Figlia del faraone Thutmose I, Hatshepsut crebbe in una corte in cui la politica si intrecciava con il culto divino. Il destino la portò a sposare il fratellastro Thutmose II, consolidando la legittimità della linea regnante. Alla morte del marito, però, si aprì un periodo di incertezza: il giovane erede, Thutmose III, era troppo piccolo per governare. In teoria, Hatshepsut avrebbe dovuto svolgere il ruolo tradizionale di reggente. Ma questa donna straordinaria aveva ben altri piani.

Hatshepsut

Hatshepsut – https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7623748

Il faraone-donna

Intorno al settimo anno di reggenza, Hatshepsut compì un atto senza precedenti: si proclamò faraone. Adottò tutti i simboli del potere maschile, dal nemes alla barba posticcia, e si fece rappresentare nelle iscrizioni come uomo. Non fu un tentativo di rinnegare il proprio genere, ma piuttosto una strategia politica per legittimare il suo ruolo in un sistema che non contemplava una donna al vertice.

Il suo regno, durato circa vent’anni, fu segnato da un periodo di pace e prosperità. Hatshepsut avviò imponenti opere architettoniche, ma la sua eredità più celebre è senza dubbio il suo tempio funerario a Deir el-Bahari.

Il gioiello di Deir el-Bahari

Situato sulla riva occidentale del Nilo, il tempio funerario di Hatshepsut si erge come un capolavoro dell’architettura egizia. Incastonato tra le scogliere della montagna tebana, il complesso si sviluppa su terrazze monumentali che sembrano fondersi con il paesaggio circostante. Qui, la regina celebrò non solo il proprio potere, ma anche il legame con il dio Amon, dal quale affermava di essere nata.

La bellezza del tempio è amplificata dai rilievi che narrano episodi significativi del suo regno. Tra questi spicca la spedizione a Punt, un ricco e misterioso regno africano. Questa missione commerciale, documentata con precisione sulle pareti del tempio, non solo portò tesori come oro, incenso ed ebano, ma confermò Hatshepsut come un’abile stratega economica.

Una damnatio memoriae?

Dopo la morte di Hatshepsut, molte delle tracce del suo regno furono cancellate: le sue immagini scalpellate dai monumenti, il suo nome rimosso dalle liste reali. Non è chiaro se questa damnatio memoriae sia stata voluta da Thutmose III, suo successore diretto, o da suo figlio Amenofi II, forse per rafforzare l’idea di un regno puramente maschile. Nonostante ciò, il suo tempio di Deir el-Bahari e altre testimonianze sfuggite alla distruzione continuano a raccontare la sua straordinaria storia.

Il monumentale Tempio funerario di Hatshepsut a Deir el-Bahari.

Il monumentale Tempio funerario di Hatshepsut a Deir el-Bahari -https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=906510

Il ritrovamento della mummia

Nel 2007, grazie all’Egyptian Mummy Project, Hatshepsut tornò a parlare ai vivi. Una mummia non identificata, trovata in una tomba secondaria nella Valle dei Re, fu attribuita a lei attraverso l’analisi del DNA e il confronto con un dente trovato in un cofanetto funerario recante il suo nome. Il corpo, di una donna robusta, mostrava segni di malattie, come il diabete e un possibile tumore.

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