L’eroe distratto, il mostro e la principessa Arianna: perchè si dice “piantare in asso”?

L’eroe distratto, il mostro e la principessa Arianna: perchè si dice “piantare in asso”?

1 Ottobre 2023 Off di Anna Maria Pierdomenico

Tutti conosciamo il tipico modo di dire che implica che da un momento all’altro qualcuno venga bruscamente abbandonato, ma qual è l’origine di questa peculiare espressione?

Per scoprirlo dobbiamo tornare ad un passato mitico, durante le epiche gesta dell’eroe Teseo, detto anche – da me – il rimbambito.

Cominciamo dal principio. In quel tempo ad Atene regna il re Egeo, che da una parte è felice di aver ritrovato Teseo, figlio che non sapeva neppure di avere, dall’altra ha una gatta da pelare non da poco: dopo aver perso una guerra con Creta deve versare all’isola un terribile tributo. Ogni anno (l’intervallo differisce in varie versioni della leggenda) deve infatti inviare presso il re Minosse sette giovinetti e sette giovinette, che saranno date in pasto alla mascotte di Creta: il Minotauro.

La famelica bestiola, metà uomo e metà toro, è il più grande cruccio del re Minosse, che vorrebbe accopparla ma non può, onde evitare di attirare su di sé nuovamente le ire del dio Poseidone. D’altro canto il Minotauro ha un caratteraccio, azzanna i postini e sbrana chiunque trovi nelle aree di sgambettamento, quindi che fare? Semplice, rinchiuderlo in un luogo che non abbia sbarre ma da cui non possa uscire, il labirinto. Altra bega da risolvere: come nutrire la creatura? La guerra con Atene capita a proposito e il Minotauro – che a quanto pare ha gli stessi tempi di digestione di un coccodrillo che ha sbranato uno gnu – avrà come pappa quattordici giovani sventurati.

Rotta su Creta

Teseo, che vuole dimostrare di essere un figo, si offre tra le vittime sacrificali e dichiara con sicurezza: “Se tornerò vincitore la nave avrà vele bianche, se invece morirò esse saranno nere.” Quando il ragazzotto approda a Creta, la dea Afrodite decide di giocare uno scherzone al re Minosse e fa in modo la principessa Arianna si innamori perdutamente del giovane e prestante (e rimbambito, non lo dimenticate) eroe ateniese. Teseo è pronto ad entrare nel labirinto ma si è dimenticato un piccolo dettaglio: come uscirne dopo aver fatto secco il Minotauro? Per fortuna interviene Arianna, che dopo aver alzato gli occhi al cielo gli consegna un gomitolo che, a missione compiuta, lo aiuterà a tornare indietro. È presto detto, Teseo fa la tartare col Minotauro, segue il filo e insieme agli altri giovani ateniesi e alla bella Arianna si imbarca in tutta fretta: Minosse è un tipo irascibile ed è meglio sparire.

Arianna dormiente

L’isola di Nasso

Prima di arrivare in patria, l’allegra brigata si ferma a far rifornimento sull’isola di Nasso. Arianna, magari tenuta sveglia dalle bisbocce dei virgulti attici, decide di schiacciare un pisolino.

“Teseo, amore, mi riposo un po’, svegliami prima di ripartire.”

“Ma certo, mia colombella.”

Indovinate? Quando Arianna apre gli occhi si ritrova sola. Teseo, che forse ha perso le pasticche di fosforo mentre si batteva con la taurina bestiola, l’ha dimentica. Il resto dei compagni di viaggio evidentemente non è meno distratto.

Il giovane eroe, forse per tenere fede alla sua nomea di rimbambito, scorda anche di cambiare le vele e quando re Egeo avvista le navi, si uccide gettandosi nel mare che da allora porta il suo nome. Il mito non adombra cattiva fede nelle amnesie di Teseo, a supporto dell’ipotesi che il giovane fosse più aitante che sveglio.

Arianna a Nasso – John William Waterhouse

Piantata in asso

E Arianna, che è stata piantata in (N)asso? Piange, si dispera e fa bambole voodoo con le sembianze dell’ex. Mentre cerca qualcosa di appuntito per trafiggere il fantoccio, un’ombra le oscura la luce. Quando alza gli occhi davanti a lei c’è Dioniso, dio del vino, bello e pazziarello. Colpo di fulmine, i due si innamorano perdutamente. Arianna viene resa immortale e la coppia rimane insieme per l’eternità.

Pare che il commento della principessa alla vicenda sia stato: “Tese’, alla faccia tua!”

Trionfo di Bacco e Arianna – Annibale Carracci

 

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