Celano: il castello Piccolomini e la triste storia di Jacovella

Celano: il castello Piccolomini e la triste storia di Jacovella

19 Novembre 2022 Off di Anna Maria Pierdomenico

Con la sua imponente cinta muraria dotata di torri e il ponte levatoio sul fossato, il Castello Piccolomini di Celano (AQ) domina la piana del Fucino. Tra le stanze del maniero, ebbero inizio le vicende di Jacovella, tradita dal suo stesso sangue.

Il Castello Piccolomini di Celano 

Riconosciuto ufficialmente come monumento nazionale nel 1893, il forte fu costruito sul colle di san Flaviano a partire dal 1392, con ogni probabilità su strutture di difesa preesistenti. Ulteriori lavori furono portanti avanti nel 1451 da Lionello Accrocciamuro, diventato conte dopo aver sposato Jacovella , contessa di Celano e Venafro e baronessa di Carapelle Calvisio, che fece rafforzare le mura affinché potessero resistere ad eventuali colpi di bombarda.

Jacovella

Una menzione particolare merita appunto,  Jacovella nacque nel 1418 da una ricca famiglia che rivendicava di discendere direttamente da Carlo Magno e che dominò per lungo tempo la Marsica. Alla morte di suo padre, la madre si risposò con il capitano di ventura Muzio Attendolo Sforza e la giovane divenne erede di beni e terre. Nel 1424 dei motivi politici la indussero a sposare Odoardo Colonna, nipote di papa Martino V, ma il matrimonio durò solo tre anni, infatti alla morte del Pontefice Jacovella fuggì dal marito e chiese l’annullamento al nuovo Papa, in quanto le nozze non erano mai state consumate. In seguito Jacovella divenne moglie di Jacopo Caldora, che morì tre mesi dopo.

Un figlio contro la madre

Nel 1440, incurante di critiche e attacchi, sposò in terze nozze Lionello Accrocciamuro, da cui ebbe tre figli, Ruggero, Pietro ed Isabella.  Nel 1458 rimase di nuovo vedova e, data la minore età del primogenito, governò lei stessa la contea di Celano. Ruggero però, nonostante la giovinezza, voleva il potere nelle sue mani e con l’aiuto del condottiero Jacopo Piccinino e del suo esercito cinse d’assedio il castello di Gagliano Aterno, dove la madre risiedeva. Dopo tre giorni Jacovella fu catturata, imprigionata e costretta a pagare un riscatto. Il feudo passò al figlio e Piccinino saccheggiò il castello per procurarsi i fondi necessari ad assediare Sulmona. Quest’ultimo attacco, però, fallì miseramente, l’Accrocciamuro e il Piccinino furono esiliati e la contea di Celano fu assegnata ad Antonio Piccolomini. A Jacovella rimase Venafro, in Molise, dove morì prima del 1471.

Il castello di Gagliano Aterno, in cui fu assediata ed imprigionata Jacovella – https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=47641598

Dai Todeschini ai giorni nostri

A questo punto Celano passò ad Antonio Todeschini Piccolomini e in seguito la contea fu acquistata da Camilla Peretti, sorella di Papa Sisto V. Nel 1647 il castello fu coinvolto nella rivolta di Masaniello e messo sotto assedio dalle truppe reali. Nei secoli successivi il maniero passò di mano, fino a diventare proprietà della famiglia Dragonetti dell’Aquila. Il terribile terremoto della Marsica del 1915 causò diversi crolli e gravi danni. Nel 1938 lo Stato espropriò il castello e furono avviati i lavori di restauro, che si fermarono quasi subito a causa della guerra e furono ultimati negli anni ’60. Attualmente il fortilizio è sede del Museo d’arte sacra della Marsica e della Collezione Torlonia di Antichità del Fucino.

Castello di Celano

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