La strana morte di Edgar Allan Poe

La strana morte di Edgar Allan Poe

26 Febbraio 2020 0 di Anna Maria Pierdomenico

Edgar Allan Poe è stato uno dei più grandi autori americani e il pioniere del racconto giallo e dell’orrore. Uomo sensibile e tormentato, ha lottato tutta la vita contro le dipendenze e contro l’incomprensione dei suoi contemporanei.

“Reynolds, Reynolds”

Edgar Allan Poe

Edgar Allan Poe

“Reynolds, Reynolds”. Pare fosse questo il nome misterioso che il paziente invocava nel suo stato di delirio, mentre attendeva la morte in un letto dell’ospedale del Washington College. Era la notte tra il 6 e il  7 ottobre 1849 e l’uomo sarebbe spirato di lì a poco, dopo quattro giorni di ricovero in stato confusionale.

Aveva vagato per le strade di Baltimora, allucinato e farneticante, fino a che si era accasciato a terra. Joseph Walker lo aveva trovato così, mentre camminava davanti alla sede dei Whig (attuale partito repubblicano) e aveva soccorso quello sventurato lacero e stravolto. Nonostante la prostrazione il ferito era riuscito a fare un nome di un editore, Joseph Snodgrass, e a rivelare la sua identità: era lo scrittore Edgar Allan Poe.

Walker riuscì a contattare Snodgrass, ma né lui né la famiglia dello scrittore riuscirono a spiegare la sua presenza a Baltimora, in quanto Edgar era partito da Richmond il 27 settembre per recarsi a Filadelfia, o perché indossasse abiti non suoi. Cosa sia accaduto in quei giorni rimane avvolto nel mistero, Allan Poe non tornò mai abbastanza lucido per spiegarlo, come non riuscì mai a rivelare chi fosse Reynolds.

All’inizio i medici attribuirono la sua morte a congestione cerebrale o delirium tremens, tutti eufemismi per indicare una grave intossicazione da alcool, ma l’effettiva causa della morte resta sconosciuta. I referti ospedalieri del tempo e il certificato di morte sono andati persi e nemmeno riesumare il corpo è servito a dare risposte. Sono state fatte molto illazioni, dalla meningite alla rabbia, ma sicuramente una delle più diffuse ai tempi fu il cooping: Edgar Allan Poe sarebbe stato rapito e costretto a bere alcool misto a narcotici allo scopo di portarlo ripetutamente e votare per lo stesso candidato contro la sua volontà. Addirittura ci fu chi ventilò l’ipotesi dell’omicidio, in quanto sembra che l’uomo stesse per chiedere la mano di una ricca vedova.

Col tempo e col progredire della tecnologia alcune cause sono state escluse, come l’alcolismo o l’avvelenamento, ma cosa abbia effettivamente portato via il padre della letteratura di genere permane un mistero che non avrebbe sfigurato in uno dei suoi racconti.

I primi anni

Edgar Allan Poe nacque a Boston il 19 gennaio 1809. Rimasto orfano in tenera età fu adottato da una famiglia di commercianti scozzesi, gli Allan, insieme a cui si trasferì in Inghilterra nel 1815. Qui studiò per un anno presso un collegio di Chelsea, il cui preside aveva metodi educativi che sicuramente non aiutarono l’equilibrio mentale del ragazzo: insegnava a i ragazzi a far di conto utilizzando le date di nascita e morte del vicino cimitero e consegnava ad ogni studente una pala di legno, allo scopo di scavare la tomba di chi moriva durante il periodo scolastico.

Il suo percorso scolastico proseguì presso la Manor House School di Stoke Newington, dove studiò i massimi scrittori inglesi, poi nel 1820 Poe e la sua famiglia tornarono negli Stati Uniti.

Nel 1825, dopo l’espulsione dalla Richmond Academy, i primi segni dei problemi nervosi che lo avrebbero accompagnato per tutta la vita cominciarono a farsi evidenti, soprattutto in seguito alla morte di Elena Stannard, madre di un suo compagno di classe, di cui Edgar si era infatuato.

Edgar Allan Poe nel 1848

Edgar Allan Poe nel 1848

Poco dopo il cuore di Allan Poe si sarebbe nuovamente spezzato. Da prima ancora della sua partenza per la Gran Bretagna c’era stata tenerezza tra lo scrittore e la figlia dei vicini, Sarah Elmira Royster. I due ragazzi si erano ritrovati nel 1826 e avevano deciso di fidanzarsi segretamente, ben conoscendo la disapprovazione del padre di lei nei confronti della loro unione. Poco dopo Edgar Allan Poe partì per l’Università della Virginia, ma nessuna delle lettere che scriveva alla sua amata finivano nelle mani della fanciulla. Il padre di Sarah li aveva scoperti e intercettava e distruggeva le missive. La ragazza, credendosi dimenticata, finì con lo sposare un altro uomo.

Nel frattempo Edgar, ancora ignaro dell’accaduto, stava già sprofondando in una spirale autodistruttiva fatta di alcol e gioco d’azzardo. Abbandonata l’università tornò a Richmond, ma essendo ai ferri corti col col padre e straziato dal matrimonio di Sarah decise di trasferirsi a Boston.

 

Nell’esercito

Edgar Allan Poe cercò per un po’ di mantenersi con lavori occasionali, ma alla fine per poter sopravvivere decise di arruolarsi. Il 27 maggio 1827, mentendo sulla sua età e sul suo nome, divenne un soldato del Fort Independence. In quello stesso anno pubblicò in forma anonima “Tamerlano e altre poesie”, che però non riscosse alcun successo.

Virginia Clemm

Virginia Clemm

Dopo due anni nell’esercito e dopo aver raggiunto il grado di sergente maggiore, Poe decise di congedarsi. Confessata la verità al suo tenente, si sentì rispondere che sarebbe stato lasciato libero solo se avesse fatto pace col padre adottivo.

Tutte le suppliche di Edgar caddero però nel vuoto e il ragazzo non fu nemmeno informato della malattia che stava uccidendo la madre, tanto che non poté mai darle il suo ultimo saluto.

Dopo la morte della moglie il signor Allan accettò di aiutare Poe, che lasciò l’esercito e si stabilì per un breve periodo dalla sua zia naturale, Maria Clemm, e dalla sua famiglia.

Nel 1930 Poe entrò all’accademia militare di West Point, ma pochi mesi dopo, a causa di liti furibonde, fu nuovamente rinnegato dal padre e decise di lasciare l’accademia facendosi processare deliberatamente dalla corte marziale per aver disubbidito ad un ordine.

Nel 1931 si recò a New York e, grazie ad un colletta dei compagni di West Point, pubblicò il volume di poesie “Poems”.

 

Vivere della propria penna

Prima pagina dei Racconti del grottesco e dell'arabesco

Prima pagina dei Racconti del grottesco e dell’arabesco

Edgar Allan Poe fu il primo statunitense a cercare di fare della scrittura la unica fonte di reddito, ma purtroppo le sue aspettative furono presto disilluse e lo scrittore fu costretto ad accettare altri lavori.

Nel 1933 il racconto “Manoscritto trovato in una bottiglia” vinse un premio assegnato dal Baltimore Saturday Visiter. Poe attirò così l’attenzione del ricco John Pendleton Kennedy, che lo presentò al direttore del Southern Literary Messenger di Richmond. Edgar fu assunto in quest’ultimo giornale, ma l’impiego durò poco: sorpreso in stato di ubriachezza fu licenziato.

Tornato a Baltimora, il 22 settembre 1835 sposò in segreto sua cugina Virgina Clemm, che aveva solo 13 anni. La promessa di migliorare il proprio comportamento lo face riassumere al Southern Literary Messenger, quindi si trasferì a Richmond con la moglie e la suocera.

Negli anni successivi pubblicò poesie, recensioni e articoli di critica, inoltre furono dati alle stampe “Storia di Arthur Gordon Pym” e “I racconti del grottesco e dell’arabesco”: era nato il racconto dell’orrore.

La caduta della casa degli Usher

Trasferitosi a Filadelfia scrisse “La caduta della casa degli Usher” e diversi racconti. Cercò anche di trovare un impiego stabile alla dogana della città grazie alla sue conoscenze, ma non si presentò mai all’incontro per discutere la sua nomina, forse perché ubriaco.

Nel 1841, Egar Allan Poe diede la vita al romanzo poliziesco, scrivendo “I delitti della Rue Morgue”, in cui compare il primo detective della letteratura, Auguste Dupin. Acuto osservatore, fine conoscitore dell’animo umano, freddamente distaccato, Dupin sarà il capostipite di tanti altri investigatori, da Sherlock Holmes a Nero Wolfe. Di quegli anni sono anche racconti come “Il pozzo e il pendolo”, “Il mistero di Marie Roget” e “Il ritratto ovale”.

Una perdita incolmabile

Tomba di Poe

Tomba di Poe

Nel 1842 Virgina iniziò a mostrare i segni della tubercolosi e il mondo di Poe andò in frantumi. Cominciò a bere ancora di più e lasciò il lavoro. Tornato a New York, divenne editore e poi proprietario del Broadway Journal. Nel 1943 ottenne un po’ della meritata celebrità con “Lo scarabeo d’oro” e “Il gatto nero” e nel 1845 la poesia “Il corvo” fece grande scalpore.

Al riconoscimento però non corrispose un’adeguata retribuzione economica, inoltre il Broadway Journal fallì. Poe e la moglie si trasferirono in un cottage a Fordham (attuale) Bronx, in cui Virginia morì il 30 gennaio 1847. Erano così poveri che Edgar fu costretto ad usare le lenzuola del corredo come sudario.

La perdita della moglie avrebbe definitamente sconvolto Edgar ed influenzato profondamente la sua produzione successiva. Tornato a Richmond, nel 1848 incontrò nuovamente il suo amore di gioventù, che tanto aveva ispirato le sua prime opere, Sarah Elmira Royster, che era diventata vedova. Non si è mai saputo se i due si fossero fidanzati ufficialmente, ma è sicuro che tra loro fosse rinata l’antica tenerezza.

Il 26 settembre 1849, il giorno prima della sua partenza per Filadelfia, Edgar si recò a casa di Sarah per salutarla. I due non si sarebbero mai più rivisti.

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