I sette re di Roma: la leggenda di Romolo, il fondatore

I sette re di Roma: la leggenda di Romolo, il fondatore

14 Maggio 2025 Off di Anna Maria Pierdomenico

La storia di Romolo e Remo è di quelle note e stranote. Numitore, il povero re di Alba Longa, viene spodestato dal fratello Amulio, che non solo lo caccia, ma obbliga la nipote Rea Silvia a diventare vestale, giusto per evitare che generi aspiranti al trono. Ma chi può opporsi al destino e, soprattutto, a Marte, dio della guerra dalla libido ipertrofica? Il Nume decide che Rea Silvia deve essere sua e non accetta certo un no come risposta. Da Marte e Rea Silvia nasceranno due gemelli: Romolo e Remo.

La lupa

Amulio, quando lo scopre, non è propriamente felice. Ordina che i neonati vengano gettati nel Tevere, ma la cesta in cui i due sono stati abbandonati si incaglia miracolosamente in un punto in cui una lupa assetata si sta abbeverando. La fiera, anziché fare uno spuntino, decide nutrire i neonati. I bimbi vengono poi allevati da un pastore di nome Faustolo e da sua moglie Acca Larenzia (no, niente a che vedere con certi raduni). Secondo alcune versioni la donna viene identificata con la lupa stessa, secondo il significato che ha anche la parola “lupanare”.

Lupa capitolina

Anni dopo, Romolo e Remo scoprono la loro vera identità. È qui che inizia il classico schema della vendetta: i gemelli uccidono Amulio, restituiscono il trono a Numitore, liberano la madre prigioniera e decidono di mettersi in proprio. È il momento di fondare una città.

Uno scontro tra fratelli

La scelta del luogo ricade sulle rive del Tevere, ma le cose si complicano quando i due fratelli si accapigliano su chi debba essere il capo. Come risolvono la disputa? Con la superstizione, ovviamente: gli indovini stabiliscono che il comando andrà a chi riuscirà ad avvistare più avvoltoi. Perché? Boh!

Remo vede sei avvoltoi, ma Romolo ne vede dodici. Vince Romolo, e per essere sicuro che nessuno metta in dubbio la sua autorità, traccia il solco sacro che delimita Roma. Quando Remo, in un gesto di sfida, osa scavalcare quel confine, Romolo lo uccide. “Così muoia chiunque osi violare le mie mura,” proclama. Per la serie “cominciamo bene”.

Le donne Sabine fermano la guerra tra Romani e Sabini nel dipinto “Le Sabine” di Jacques-Louis David.

Il primo re

Da lì in poi, Romolo si dedica a popolare la sua nuova patria. Piccolo problema: mancano le donne. Con la correttezza che lo contraddistingue, Romolo organizza il famoso ratto delle Sabine, una festa che si trasforma in un rapimento di massa. I Sabini non la prendono benissimo e attaccano i Romani, ma le donne Sabine, che hanno più buon senso di quei viriloni di mariti, fratelli e padri e ne hanno le tuniche piene di spargimenti inutili di sangue, accettano di restare, diventando madri di una nuova generazione di romani.

Romolo regna per anni, trasformando Roma da un mucchio di capanne a una città degna di rispetto. Ma la sua fine è avvolta nel mistero. Alcuni dicono che sia stato rapito dagli dèi e trasformato nel dio Quirino. Altri pensano che i senatori, stanchi del suo caratteraccio, lo abbiano fatto fuori, fatto a tranci e disseminato qua e là. In ogni caso, Romolo lascia un’eredità eterna: una città che avrebbe governato il mondo.

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