SAN GIOVANNI BATTISTA nella cultura popolare abruzzese – Recensione

Titolo: SAN GIOVANNI BATTISTA nella cultura popolare abruzzese
Autore: David Ferrante
Casa editrice: Edizioni Tabula Fati
ISBN: 978-88-7475-668-1
Anno: 2018
Prezzo (Euro): 9
N. Pagine: 88
SAN GIOVANNI BATTISTA nella cultura popolare abruzzese
Questa volta per la mia rubrica di piccole recensioni torno a fare un’incursione nella saggistica con San Giovanni Battista nella cultura popolare abruzzese di David Ferrante.
Ferrante è da sempre appassionato del folklore abruzzese e il suo esordio letterario nell’ambito delle tradizioni popolari è stato nella raccolta Raccontami L’Abruzzo (Vol 1) con un racconto intitolato “Quando passò la Pandafeche”. Il brano fa riferimento alla megera che secondo l’immaginario abruzzese assale i dormienti e si pone sul loro petto, impedendo di respirare. L’unico modo di contrastarla è porre un sacchetto di fagioli dietro la porta, così la malvagia creatura si distrarrà a contarli e non attaccherà il malcapitato. Nella realtà la Pandafeche è la spiegazione popolare di quella che viene chiamata la “paralisi del sonno”.
In San Giovanni Battista David Ferrante ci fa un excursus su usanze e tradizioni legati al santo, ispirato dai racconti che la nonna gli faceva di bambino. La notte magica tra il 23 e il 24 giugno è correlata a riti di passaggio e all’alternarsi delle stagioni, così importante per la vita contadina. Non dimentichiamo inoltre che molte feste religiose odierne hanno soppiantato antiche celebrazioni pagane, quindi affondano le radici in tempi lontanissimi.
Tutti conosciamo la storia del Battista, dal battesimo di Cristo fino alla decapitazione, e una tradizione legata alla sua morte mi è sembrata particolarmente simbolica. Secondo la leggenda – che rievoca miti greci come quello di Giacinto – del sangue di San Giovanni rimane traccia nel rosso che screzia i petali gialli del fiore di iperico. C’è da aggiungere che secondo il folklore abruzzese le piante raccolte durante la notte prima del 24 giugno hanno straordinarie capacità magiche e servono per scacciare i demoni e togliere il malocchio.
Altra tradizione, tra le tante presenti nel libro, è quella che lega il Battista al comparaggio, un legame spirituale di reciproco sostegno tra due persone. Il laccio invisibile che si ha con lu cumpar o la cummar, per dirla in termini più abruzzesi.
In questo volumetto, impreziosito da “Le acque del Giordano”, componimento poetico di Vito Moretti, troverete storie profondamente radicate nella nostra regione, quelle delle nostre nonne che non devono essere assolutamente dimenticate.
Il percorso di Ferrante nell’universo del folklore abruzzese ha avuto seguito con l’antologia “L’Ammidia. Storie di Streghe d’Abruzzo”, di cui è stato non solo curatore ma anche uno dei 17 autori.
David gestisce la pagina Facebook Abruzzo Sloword e tiene una rubrica fissa sul settimanale “La Gazzetta di Chieti”.
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Halloween: la nascita di una tradizione
La festa di Halloween, come tutti sapete, cade nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre e viene festeggiata sopratutto negli Stati Uniti e in Inghilterra. Nell’immaginario comune è associata a costumi di creature mostruose, a film horror e alla tradizione del “dolcetto o scherzetto”, ma quali sono sue le origini?
Le origini
Per trovare le radici di questa tradizione dobbiamo scavare nel passato fino alla festa celtica di Samhain (dal gaelico samhuinn, fine dell’estate), che segnava la fine della stagione calda e l’inizio di quella fredda. In questa occasione si festeggiava l’ultimo raccolto, che veniva messo da parte per superare il rigido inverno nordico. Per questo motivo la festa di Samhain, che rappresentava un momento di passaggio, veniva messa in relazione con il confine tra la vita e la morte. I celti credevano che nella notte del 31 ottobre la parete tra il mondo dei viventi e l’oltretomba diventasse così sottile da permettere agli spiriti erranti di tornare tra i vivi e comunicare con loro.
Samhain era una celebrazione che univa la paura della morte alla gioia dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno, in quanto cadeva nell’ultimo giorno del calendario celtico. Veniva celebrata nei boschi con l’accensione del Fuoco Sacro e con sacrifici animali. I Celti tornavano poi nei loro villaggi indossando maschere spaventose, facendosi luce con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui interno erano poste le braci del Fuoco Sacro. Dopo ciò festeggiavano per 3 giorni, mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per spaventare gli spiriti. Da qui la tradizione dei travestimenti mostruosi.
Halloween nacque così Irlanda e approdò negli Stati nell’800, quando ci fu una massiccia emigrazione dovuta soprattutto alla grande carestia che colpì l’isola tra 1845 e il 1846. In America, Halloweeen assunse pian piano diverse connotazioni, arrivando a perdere ogni significato spirituale e a diventare puramente commerciale.
L’evangelizzazione
Quando arrivò nelle isole britanniche, la chiesa tentò in ogni modo di sradicare i culti pagani, ma vi riuscì solo in parte. Halloween non fu cancellata, ma in qualche modo integrata nel culto cristiano con l’istituzione del giorno di Ognissanti il 1° Novembre e della commemorazione dei defunti il 2 Novembre. Infatti, Halloween viene da “All Hallows Eve”, che in inglese antico significa “Vigilia di tutti i santi”.
La Festa di Ognissanti fu celebrata per la prima volta a Roma il 13 Maggio del 609 d.C., in occasione della consacrazione del Pantheon alla Vergine Maria. Successivamente, Papa Gregorio III stabilì che fosse celebrata il 1° Novembre e sovrapposta al Samhain, allo scopo di contrastare le ultime resistenze di paganesimo nel nord Europa. Nel IX secolo venne ufficialmente istituzionalizzata e quindi estesa a tutta la Chiesa, per opera di Papa Gregorio IV. A causa dell’influenza mai sopita del Samhain, nel X secolo la Chiesa aggiunse il Giorno dei Morti, festeggiato il 2 novembre, dedicato alla memoria dei defunti.
La leggenda di Jack O’Lantern

Jack O’Lantern
Uno dei classici simboli di Halloween è indubbiamente la zucca e troviamo la spiegazione in un’antica leggenda irlandese: quella di Jack O’Lantern. Jack era un fabbro irlandese ubriacone che decise di ingannare il Diavolo e vi riuscì per ben due volte. Nella prima occasione Jack gli chiese o di trasformarsi in una moneta in cambio della sua anima e non appena il Diavolo lo fece, l’uomo tirò fuori una croce, paralizzandolo. Pur di tornare al suo aspetto, il Diavolo promise a Jack di non infastidirlo per i dieci anni successivi.
Quando i due si incontrarono di nuovo, Jack chiese al Diavolo di cogliere una mela da un albero e, una volta che fu salito, posizionò una croce alla base dell’albero (o la iscrisse sul tronco), così da impedirgli di riscendere. Per tornare libero, il diavolo promise di risparmiargli l’Inferno. Quando Jack morì, essendo stato in vita un grande peccatore, non poté andare in in Paradiso. Il Diavolo, per vendicarsi, gli rifiutò anche l’inferno, condannandolo a vagare da morto nel mondo dei vivi. Come ultimo dono regalò a Jack una fiamma eterna dell’Inferno, che l’uomo mise all’interno di una rapa (o una cipolla, secondo altre tradizioni).
La leggenda vuole che nella notte di Halloween Jack vaghi in cerca di un riparo, costringendo gli abitanti ad appendere una “rapa lanterna” fuori dalle loro case per tenerlo lontano. Negli Stati Uniti la rapa venne trasformata in zucca, perché più facilmente reperibile.
Dolcetto o scherzetto?
Nella notte di Halloween, i sacerdoti druidi vagavano casa per casa in cerca di offerte per placare gli spiriti che vagavano sulla terra. Ad ogni famiglia veniva chiesto: Benedizione o maledizione? Coloro che si rifiutavano di donare l’offerta ricevevano ritorsioni e disgrazie. Da qui la domanda “Trick or Treat” (scherzetto o dolcetto).
Questa usanza è anche legata ad una tradizione medievale, ipoteticamente derivata dalla precedente. Il giorno di Ognissanti i medicanti chiedevano l’elemosina in cambio della promessa di pregare per i defunti del donatore in occasione della festa dei morti del 2 novembre. Shakespeare cita questa pratica nella commedia I due gentiluomini di Verona, quando Speed accusa il suo maestro di «lagnarsi come un mendicante a Hallowmas (Halloween).
Un’altra tradizione vuole che i primi Cristiani vagabondassero per i villaggi chiedendo un dolce chiamato “pane d’anima”. Più dolci ricevevano maggiori erano le preghiere rivolte ai defunti del benefattore.
Cinema e letteratura
La letteratura, il cinema e la TV hanno attinto a piene mani dalla tradizione di Halloween, riportiamo qui qualche esempio.
La leggenda di Jack è legata quella di Faust, uno scienziato che vende la sua anima in cambio di conoscenza, amore e denaro, la cui storia verrà descritta magistralmente nell’omonima opera di Goethe.
In Dubliners, James Joyce ambienta ad Halloween un amaro racconto di inadeguatezza e fragilità: Polvere (Clay, nella versione originale).
Infine, come dimenticare il film “Halloween – La notte delle streghe” di John Carpenter, che ha dato il via alla fortuna serie di horror che ha per protagonista lo spietato killer Michael Myers?
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