Epifania: le origini della tradizione

Epifania: le origini della tradizione

Come tutti sappiamo, l’Epifania  è una festa cristiana celebrata dodici giorni dopo il Natale, ma non da tutti il 6 gennaio, in quanto le chiese orientali che seguono il calendario giuliano (e non quello gregoriano come il nostro) la festeggiano il 19 gennaio.

Le origini pagane

La Befana nell'immaginario comune

La Befana nell’immaginario comune

Gli antichi Romani celebravano la morte e la rinascita della natura nella dodicesima notte dopo il solstizio invernale. Credevano che in queste dodici notti delle figure femminili volassero sui campi coltivati per propiziare la fertilità dei futuri raccolti, da cui il mito della figura “volante”.
La Befana inoltre, secondo la tradizione celtica, sarebbe una personificazione al femminile della natura invernale, rappresentata come una vecchia gobba con naso adunco, capelli bianchi spettinati e piedi enormi, vestita di stracci e scarpe rotte, port
atrice di doni golosi e abbondanza per chi li merita e di aridità e sterilità per chi non si è impegnato a sufficienza.
L’antica figura pagana femminile fu accettata gradualmente nel Cattolicesimo e la stessa ricorrenza dell’Epifania fu proposta alla data della dodicesima notte dopo il Natale, assorbendo così l’antica simbologia numerica pagana.

L’inizio della cristianizzazione

Già all’inizio del IV secolo, l’allora Chiesa di Roma cominciò a condannare tutti riti pagani, ritenendoli satanici. La conseguenza fu una sovrapposizione di credenze, che trasformò via via la Befana nell’attuale figura benevola che conosciamo: una vecchina affettuosa che vola su una scopa, antico simbolo di purificazione delle case e delle anime.

Adorazione dei Magi (Giotto, 1426)

Adorazione dei Magi (Giotto, 1426)

Secondo una versione “cristianizzata” di una leggenda risalente intorno al XII secolo, i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni a una signora anziana. Malgrado le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentita di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci. Così si fermò a ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora gira per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.

L’adorazione dei Magi

Adorazione dei Magi (Mantegna, 1497-1500)

Adorazione dei Magi (Mantegna, 1497-1500)

Il termine Epifania deriva dal greco antico “epifàneia” (manifestazione divina, apparizione) e le comunità cristiane lo associarono, fin dal III secolo, ai tre segni rivelatori di Gesù Cristo: l’adorazione dei Magi, il battesimo di Gesù adulto nel fiume Giordano, e il primo miracolo di Gesù avvenuto a Cana. Nel IV secolo, Giovanni Crisostomo  e San Girolamo sostennero la separazione dell’adorazione dei Magi e del Battesimo di Gesù, essendo quest’ultimo avvenuto quando era già adulto.

Fu stabilito che l’“Epifania” dovesse ricadere 12 giorni dopo Natale e che dovesse commemorare l’adorazione dei Magi a Betlemme.

Erode

Erode

Secondo il Vangelo di Matteo, i Magi, arrivati a Gerusalemme, fecero visita a Erode, domandando dove fosse il “re che era nato”, in quanto avevano “visto sorgere la sua stella”. Erode, saputo dagli scribi che il Messia sarebbe nato a Betlemme, esortò i Magi a trovare il bambino e riferire i dettagli del luogo dove trovarlo, “affinché anche lui potesse adorarlo'”. Guidati dalla stella, essi trovarono Gesù, prostrandosi in adorazione e offrendogli in dono oro, incenso e mirra. Il brano evangelico non riporta il numero esatto dei Magi, ma la tradizione popolare cristiana li ha spesso identificati come i tre saggi o i tre re menzionati nei Salmo LXXI (LXXII),10 e ha assegnato loro i nomi di Melchiorre, Baldassarre e Gaspare.

 

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