Il tuo nome sarà Pace (2016)

Il tuo nome sarà Pace (2016)

La mattinata di fine marzo era incredibilmente gelida. Piero si strinse più forte addosso la sciarpa logora, ma non riuscì ad eliminare il freddo che sentiva nelle ossa. Si fermò un attimo ad osservare la ruota del mulino che girava lenta nel ruscello, sperando che quel movimento ipnotico e rassicurante gli desse un po’ di coraggio. Socchiuse gli occhi e trasse un profondo respiro, a Ninetta non sarebbe piaciuto quello che stava per dirle, non le sarebbe piaciuto affatto. Piero si chiese come lei avrebbe reagito alla notizia, se avrebbe pianto, urlato, se lo avrebbe pregato di non andare o se gli avrebbe dato la risposta che temeva più della morte: che non era disposta ad aspettarlo.

Ninetta si punse con l’ago e mandò un grido soffocato. Scattò in piedi vedendo il rivolo di sangue che le colava dal dito e coprì la piccola ferita con un avanzo di stoffa, di certo non voleva macchiare di rosso il suo abito da sposa. Non ancora per lo meno, penso ridendo tra sé. Arrossì per un istante al pensiero malizioso, se i suoi genitori avessero anche solo immaginato che certe cose le passavano per la testa l’avrebbero presa a schiaffi. Si risedette col vestito in grembo, ma prima che potesse ricominciare a cucire sentì dei passi fuori dalla porta. Avrebbe riconosciuto quel modo di camminare ovunque, posò il lavoro sulla sedia e lo coprì, Piero non doveva vederlo, poi andò ad aprire la porta prima ancora che lui bussasse.

Quando lo vide in divisa rimase pietrificata.

“Ninetta mi sono arruolato.” Aveva parlato tutto d’un fiato, temendo di perdere il coraggio.

Ninetta si portò una mano alla bocca.

“No!”

La voce di lei era a malapena un sussurro.

Ninetta si sentì un macigno sul petto, non riusciva a respirare, per un momento pensò che sarebbe morta soffocata. Piero la vide sbiancare e cominciare a tremare. Si avvicinò per sostenerla, ma lei lo respinse con rabbia.

“Perché? Perché ti sei arruolato? Ti avevo implorato di non farlo!”

Piero non riusciva a staccare gli occhi dalle proprie scarpe, non poteva sopportare di vederla in lacrime.

“Mi dispiace…Dovevo andare…Io non sono un codardo…”.

“Tu no, ma lo è chi ti manda a rischiare la vita al suo posto. Che farò se morirai?”

Pierò alzò finalmente la testa.

“Non morirò, te lo prometto. Tu promettimi che mi aspetterai.”

Ninetta lo fissò senza rispondere, alzò una mano e lentamente gliela passò tra i capelli.

Piero la strinse a sé. “Credevo volessi schiaffeggiarmi.”

“Lo volevo e volevo dirti che non ti aspetterò, ma avrei mentito. Al tuo ritorno mi troverai qui.”

Il giorno della partenza Piero aveva salutato i suoi genitori con il sorriso sulle labbra e l’aria sicura, ma in fondo al cuore era terrorizzato. Suo padre era orgoglioso di lui, era evidente, ma come sempre quando era preoccupato non diceva una parola. Sua madre, con gli occhi lucidi, continuava a raccomandargli di coprirsi bene, come se il freddo fosse l’unico pericolo a cui andava incontro. Negava l’evidenza. Piero mise il fucile a tracolla e lasciò la casa. Cominciò a camminare lungo il percorso del torrente, era così che gli era stato detto di fare per arrivare dove i suoi commilitoni erano accampati. Si avviò di buon passo, consapevole che avrebbe dovuto camminare per diverse settimane.

 

Ninetta prese un secchio e uscì. Le bastò guardare il torrente da lontano per capire che era successo qualcosa, attorno alla ruota del mulino si era radunato un gruppo di persone. Lanciò il secchio a terra e corse verso la folla, ma prima che potesse vedere cosa stava accadendo un uomo la bloccò.

“Papà, lasciami passare.”

“No, bambina, non voglio che tu veda.”

“Un altro soldato nel fiume?”

“Sì, uno dei nostri.”

“Voglio vederlo…”

Il padre scosse la testa.

“É rimasto incastrato nella ruota…il suo viso…il suo viso non c’è più.”

Ninetta cercò di divincolarsi, se fosse riuscita a vederlo sarebbe stato il suo istinto a dirle se era Piero, ma il padre la trattenne.

“Credi sia Piero? Dimmelo!”

L’uomo scosse stancamente la testa.

“Non lo so. E’ alto e robusto come il tuo Piero, ma di più non posso dire.”

Ninetta smise di agitarsi e il padre allentò la presa.

“Lasciami andare.”

L’uomo notò qualcosa di diverso nella sua voce, una determinazione e un coraggio che lo spinsero ad obbedire.

Ninetta si avvicinò alla riva, dove alcuni uomini avevano adagiato il corpo martoriato, e rimase alcuni istanti ad osservarlo.

Suo padre la vide cadere in ginocchio e corse al suo fianco.

“Credi sia lui?”

“Non lo so. So solo che questo è l’inferno.”

 

Piero era stanco, atrocemente stanco. Aveva camminato per giorni e infine si era reso conto di essersi perso. Si sentiva confuso, smarrito e stupido. Soprattutto stupido. Non sarebbe mai dovuto partire, quello non era il suo posto, quello non era il suo mondo, ma ormai era tardi. Sapeva che per arrivare al fronte si sarebbe dovuto dirigere a nord, quindi si avviò sconsolato, trascinando i piedi e ripetendo a se stesso che stava compiendo il proprio dovere, ma ormai era il primo a non crederci. Era così assorto nei suoi pensieri che quasi non si avvide del gruppo di bambini che giocavano poco lontano. Fu il grido pieno d’angoscia di una donna a riscuoterlo.

“Allontanatevi, presto!”

I bimbi corsero via spaventati, ad eccezione di una ragazzina con le trecce rosse, tutta occhi e guance scavate, che era rimasta pietrificata.Piero non riusciva a capire da dove provenisse il pericolo che aveva terrorizzato la donna, ma il suo primo istinto fu quello di avvicinarsi alla bambina per proteggerla.

La donna che aveva gridato si gettò sulla piccola per farle scudo col suo corpo e Piero si rese atrocemente conto che il pericolo era lui, il soldato sconosciuto e armato comparso all’improvviso.

Lei si voltò a guardarlo negli occhi, con uno sguardo in cui non c’erano più né sfida né paura, ma solo un vuoto e una rassegnazione che lo fecero vergognare. Avrebbe voluto dirle che non avrebbe fatto loro del male, avrebbe voluto tenderle la mano per aiutarla ad alzarsi, ma non ne ebbe il coraggio. Corse via senza voltarsi indietro fino a rimanere senza fiato.

Maggio era appena giunto con il suo tepore quando Piero si rese conto di essere finalmente nei pressi del fronte. Il sole che splendeva quella mattina lo aveva rinfrancato e il ragazzo si ritrovò ad annusare rapito il profumo di fiori che si era diffuso nell’aria, un profumo incredibilmente simile a quello che aveva Ninetta. Era ancora perso nel pensiero di lei quando intravide un movimento con la coda dell’occhio. Poco più a valle c’era un uomo, un soldato nemico con la divisa rossa. Piero avrebbe dovuto istintivamente imbracciare il fucile, ma guardando il suo nemico ebbe quasi la sensazione di guardarsi in uno specchio.

Il soldato percepì la sua presenza e si voltò col terrore negli occhi.

A Piero sembrò ancora di guardare se stesso ed esitò.

L’altro ragazzo fece fuoco.

Piero sentì un dolore violento esplodergli nel petto e si ritrovò a terra. Avrebbe voluto invocare il nome di Ninetta un’ultima volta, ma gliene mancò la forza. Continuò ad artigliare convulsamente il fucile mentre il sangue scarlatto usciva copioso ad inzuppargli la giubba della divisa. Ora anche la sua era rossa come quella del suo nemico. Ora non c’erano più differenze.

 

Ninetta si affacciò alla finestra, tenendo tra le braccia la sua creatura nata pochi giorni prima. Aveva atteso Piero a lungo, poi la guerra era finita e col passare dei mesi aveva cominciato a rassegnarsi. Non ammetteva nemmeno con se stessa che in fondo ancora sperava di vederlo comparire alla sua porta. Aveva sposato un brav’uomo, che la trattava bene, ma i suoi sogni d’amore erano andati irrimediabilmente perduti.

Strinse più forte la piccola, a cui non aveva ancora dato un nome. Suo marito le aveva promesso che se avesse partorito una femmina avrebbe potuto sceglierlo lei.

Aprì la porta ed uscì a passeggiare vicino ai campi di grano che erano tornati rigogliosi, poi si avvicinò al torrente per osservare ancora una volta la ruota del mulino che girava lenta. Finalmente ora non c’erano più cadaveri di soldati a galleggiare sul pelo dell’acqua.

Fu in quel momento che la colse una rivelazione. La sua bimba era qualcosa di preziosissimo e meritava un nome altrettanto prezioso.

Sorrise mentre la piccola le stringeva forte il dito con la manina.

“Il tuo nome sarà Pace.”

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